L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili
L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili,
delle carte, dei quadri che stipavano
un sotterraneo chiuso a doppio lucchetto.
Forse hanno ciecamente lottato i marocchini
rossi, le sterminate dediche di Du Bos,
il timbro a ceralacca con la barba di Ezra,
il Valéry di Alain, l’originale
dei Canti Orfici – e poi qualche pennello
da barba, mille cianfrusaglie e tutte
le musiche di tuo fratello Silvio.
Dieci, dodici giorni sotto un’atroce morsura
di nafta e sterco. Certo hanno sofferto
tanto prima di perdere la loro identità.
Anch’io sono incrostato fino al collo se il mio
stato civile fu dubbio fin dall’inizio.
Non torba m’ha assediato, ma gli eventi
di una realtà incredibile e mai creduta.
Di fronte ad essi il mio coraggio fu il primo
dei tuoi prestiti e forse non l’hai mai saputo.
Eugenio Montale, Satura.
Cronache di un’alluvione
Non è facile scriverne già oggi, la stanchezza si fa pesante… sfinita nel corpo, esausta nella mente… ma la vita chiama ad un ritorno veloce alla normalità.
Che poi cos’è la normalità? Ora che abbiamo buttato molto se non tutto, che l’acqua si è portata via tanti ricordi, ma che ci siamo anche resi conto che molta della spazzatura che abbiamo ammucchiato davanti al cancello era solo roba, roba dimenticata, roba di Mazzarò… questo produrre, questo comprare non può essere ragion di vita.. non è per questo che siamo qui, ora.
Siamo qui per abbracciarci, per lo stare insieme. Ed è ciò che succede qui ora.
Inutile dire che l’acqua ha trovato il modo di entrare anche nel mio studio, dove però avevo messo in sicurezza ciò che mi interessava… ed ha invaso il vano che uso da archivio per le installazioni.
Di queste non ho salvato quasi nulla.